La TLT spiegata da un esperto
Intervista a Malik Mazbouri, eccellente interprete della TLT e istruttore SIM Suisse. In modo appassionato e molto competente fornisce spiegazioni dettagliate e molto interessanti su questa affascinante tecnica di lancio. La Tecnica di Lancio Totale è particolarmente adatta per la pesca nei fiumi e torrenti alpini. In questo articolo si esprime a titolo personale e non come membro di qualsivoglia associazione.

Chi è Malik Mazbouri e come è diventato istruttore SIM?
Classe 1963, ho scoperto la pesca all’età di 5 anni, quando vivevo con la mia mamma in Canada. Non so come sia nata questa passione, perché sono stato cresciuto esclusivamente da donne e nessuna era pescatrice. Credo che il piacere che aveva mia nonna, quando dopo il ritorno in Svizzera, portavo a casa il pesce persico dal lago di Ginevra o dal fiume Orbe, abbia avuto un ruolo determinante nello sviluppo di questa passione.
Ho iniziato a pescare a mosca piuttosto tardi, negli anni ’90. Ho capito subito, dopo aver fatto il mio primo corso di fly casting al Casting Club Vaudois, che avevo «perso» 20 anni della mia vita di pescatore. Da allora ho pescato esclusivamente con la mosca e la coda di topo. Ho passato ore e ore a lanciare con tutte le canne a una mano!
Nel 2003, dopo avere frequentato un corso di lancio presso la SIM in Svizzera, sono diventato segretario della SIM Suisse, fondata nel 2001 da Sergio Rizzoli, Jean-Pierre Panizzi e altri amici. Nel 2006 sono diventato aiuto-istruttore SIM in Italia. Dopo il conseguimento del brevetto d’istruttore di primo e secondo livello con la SIM Italia, sono entrato con il terzo livello a far parte della Direzione Tecnica della SIM Italia. Direzione di cui sono stato membro dal 2012 al 2016. Attualmente sono membro del Comitato didattico e tecnico della SIM Suisse.
Mi piace pescare nei torrenti alpini con la coda 3, come pure i potenti Giant Trevally con la canna coda 12. Nelle acque dolci amo soprattutto la secca, anche se per diversi anni ho praticato sul Doubs la tecnica della ninfa a vista, senza mai arrivare al livello di certi “artisti” locali di questa bellissima tecnica.
Cos’è la TLT?
La TLT è l’acronimo di Tecnica di Lancio Totale. È uno stile di lancio sviluppato in Italia a partire dagli anni Settanta da Roberto Pragliola, purtroppo scomparso nel maggio 2018.
Ritengo che questa denominazione, forse un po’ sprezzante nei confronti di altre tecniche (come se fossero «non totali» e quindi quasi «deficitarie») non abbia aiutato nella diffusione internazionale di questa meravigliosa ed eccezionale tecnica. Ma è la scelta del suo ideatore di averla chiamata così e questa merita di essere rispettata. Tanto più che questa tecnica o stile (come preferite) offre una serie di soluzioni tecniche ai problemi e alle situazioni di pesca. Queste costituiscono in effetti delle vere innovazioni e progressi rispetto alle tecniche più classiche, anche se tutti gli stili PAM hanno i loro particolari meriti.
Quali sono le caratteristiche principali della TLT?
Sul piano estetico, quando è ben praticata: bellezza, fluidità, efficienza, «pulizia» della coda, impressione di facilità. Ma fondamentalmente questa non è una peculiarità della TLT: qualsiasi tecnica di lancio PAM ben praticata produce queste impressioni. Penso, nel lancio spey, a un lanciatore come Chris Rownes o, nel lancio a distanza, a un lanciatore come Rick Hartmann – solo per fare due esempi.
Sul piano tecnico, se devo evidenziare sinteticamente le caratteristiche principali della TLT, direi: l’estrema cura dedicata al controllo dell’intero sistema canna-coda-finale-mosca. Ma in particolar modo al controllo del finale, della sua presentazione sull’acqua fino alla sua deriva. L’obiettivo della tecnica non è solo quello di produrre un bel loop e un bel controllo e velocità di coda, di sapere fare mending, in aria o sull’acqua, ma anche di poter presentare il finale nel miglior modo possibile a seconda della situazione di pesca. In questo senso, l’aggettivo «totale» è ampiamente giustificato: controllo dell’intero sistema, fino alla prima «parte pescante» di questo sistema, ossia il finale e la mosca.
Quali sono le differenze più evidenti rispetto al lancio “tradizionale”?
Inizio a risponderti in base alla mia esperienza quale istruttore. Quando un lanciatore «tecniche tradizionali», anche se preparto benissimo, si avvicina alla nostra tecnica, incontra generalmente due grandi problemi:
Il primo è quello di sentire il peso della coda leggera che usiamo su canne relativamente corte e «sotto cariche» (una coda DT 2 o DT 3 per canne progettate per code del 4-6).
Il secondo è di lanciare questa coda non solo in modo il più rettilineo possibile, ma anche direzionale. Significa cioè su una traiettoria angolare, verso il bersaglio. Dunque non più o meno parallelamente all’acqua, anche se non tutti i lanci della tecnica si eseguono in angolazione.

Questi due elementi richiedono, per ragioni fisiche, una serie di piccoli adattamenti. In particolare la capacità del lanciatore di produrre un po’ più di velocità di coda (insisto su «un po’ più»), rispetto a un lancio sulla stessa distanza, diciamo 10/11 metri, fatto con tecniche convenzionali.
La difficoltà nell’apprendimento è quindi quella di acquisire questa piccola velocità supplementare, ma senza fare la doppia trazione. Ciò ti permette di produrre traiettorie angolate, sviluppando il controllo del sistema, anche e soprattutto fino allo srotolamento e alla presentazione del finale sull’acqua.
Tutte le altre differenze con il lancio più tradizionale derivano, secondo me, da quest’ultimo punto. È quello che fa la differenza rispetto alle altre tecniche: controllare il finale e il suo srotolamento e non solo il turn over del finale.
Ci sono anche aspetti più tecnici che possono essere realmente compresi, e applicati proficuamente, solo in una fase di maggiore padronanza di questo stile di lancio.
Faccio un esempio, affrontando il concetto di «momento spinta». C’è molta confusione intorno a questo concetto geniale proposto da Roberto Pragliola, che a mio modo di vedere rende il suo stile estremamente originale. Purtroppo, molti lo intendono come un invito a “brutalizzare” la canna, gesticolando in avanti e indietro, applicando la massima forza possibile, nella vana speranza di ottenere più velocità di coda. Ora non funziona così.
Cos’è dunque il “momento spinta”?
Pragliola ha dato diverse indicazioni utili su questo concetto nei suoi libri, anche se non sempre è stato abbastanza sistematico nelle sue definizioni. Mel Krieger, il grande istruttore americano, purtroppo sparito nel 2008, aveva definito due modi generici di applicare la forza durante un lancio: tirando la coda grazie alla canna o spingendo. Secondo lui, tirare la coda accelerandola progressivamente (il suo famoso “whoooomp”) fino a uno stop era il modo giusto di applicare la forza.
Mi pare che con il concetto di momento spinta, questi due modi di applicare la forza, tirando e spingendo, siano infatti combinati. Tiriamo la coda grazie alla canna che usiamo come una leva per accelerarla poi, durante la fase di accelerazione massimale, spingiamo sulla canna, con leggerezza in modo brevissimo e direzionale, prima della formazione del loop.
Questione di timing?
Tutto il succo del discorso (o quasi) sta nel giusto timing. Infatti se spingi troppo tardi è controproducente: il loop è partito, spingi a vuoto e rischi di creare una perdita di tensione nel sistema. Se spingi troppo presto ci sarà una tendenza al tailing loop.
Se ben fatto, questo momento spinta aggiunge velocità alla tua coda senza che ne perdi il controllo. Come dice il mio amico e collega SIM Suisse Piero Zanetti: è il turbo. Ritengo che questa spinta permetta probabilmente di sfruttare al massimo la componente molla della canna per produrre velocità. Attenzione: l’80% circa della velocità data alla coda deriva dall’accelerazione data dalla canna usata come leva. Ma forse questa piccola spinta permette di massimizzare, se posso dirlo così, il 20% che si può ottenere con l’effetto molla (la canna che si dispiega). Comunque, il risultato di una spinta sulla canna fatta al momento giusto si vede e si sente!
Essere capace di aggiungere un po’ di velocità alla tua coda, senza perdere il controllo, serve in pesca. L’ho verificato spesso sui fiumi della Patagonia settentrionale, dove c’è spesso un bel po’ di vento. Sulle flat, in combinazione con la doppia trazione, questa abilità mi ha aiutato molto.
In quali situazioni di pesca la TLT esprime al meglio tutto il suo potenziale?
Per me la TLT o “Italian Casting Style”, è senza dubbio lo stile più efficiente e divertente. Soprattutto per la pesca sui piccoli e medi fiumi, con acque veloci o molto veloci, infrascati o meno. Quelli che troviamo nelle Alpi ma anche in giro per il mondo. Naturalmente puoi pescare in questi tipi di acqua anche con una canna lunga, presentando la mosca sotto la vetta, quasi senza lanciare. È efficacissimo, ma non è tanto divertente per uno come me, che considera il lancio parte del piacere della PAM.
Su acque veloci, o per presentare la mosca oltre una corrente che separa il pescatore dal punto interessante, la capacità di plasmare il deposito del finale come ti piace è un vantaggio micidiale per combattere il dragaggio. La TLT ti insegna a farlo! Come a posare la mosca sotto la vegetazione grazie alla padronanza delle traiettorie angolate. Oppure in uno buco, come in questo video che ho realizzato nel 2012.
Lo stile può essere praticato molto bene, in certe condizioni, su tutti i tipi di acque, naturalmente adattando l’attrezzatura e i lanci alle condizioni. I laghi di montagna e gli ampi fiumi di pianura, a mio parere, non si pescano allo stesso modo di un torrente alpino. Anche nelle flat con coda 8 per pescare i Trigger o i Bonefish, o 12 per i GT alcune delle dinamiche provenienti dal TLT sono molto utili, fino ad arrivare allo svirgolato che non è un lancio TLT ma bensì SIM.
E’ necessaria un’attrezzatura particolare per questa tecnica?
Ancora una volta ti rispondo come istruttore: no. La prima cosa da fare non è di correre in negozio per spendere una fortuna in «attrezzature TLT». Detto questo, è vero che un certo tipo di materiale ti aiuterà o ti complicherà il compito. L’attrezzatura standard è composta da una canna relativamente corta e piuttosto rigida (tipo tip flex, ma non un bastone) tra i 7 e 8 piedi. Si completa con una coda DT 2 o DT 3, e un finale lungo da 4 a 5 metri fortemente decrescente la cui parte iniziale, quella attaccata alla coda, è compresa tra 45ø e 50ø.
Se acquisti la canna da un produttore come Antonio Pozzolini, che da molto tempo fa canne appositamente studiate per l’italian style, non bisogna «sotto caricare» la canna. Mentre se non è fatta espressamente per la TLT, in generale bisogna usarla con una coda più leggera di uno o due numeri rispetto alle raccomandazioni del produttore. Personalmente, siccome ho questo stile nel mio DNA di lanciatore, uso quasi tutte le mie canne, anche in mare, con code più leggere. Faccio eccezione per le code del 12 per i GT, ma in questo caso solo per una questione di resistenza dei materiali.
Quali sono i limiti della TLT?
Non sono un grande amico del monoteismo. Penso che la TLT ti possa dare una serie di competenze che ti rendono molto efficace in tutte le situazioni di pesca, se a seconda del posto in cui peschi, sai inventarle o combinarle con altre tecniche, per esempio quelle spey.
Alcuni lanciatori, ingabbiati in un certo conservatorismo, si rifiutano d’immaginare qualsiasi variazione rispetto ai lanci canonici della TLT: l’angolato, l’angolato rallentato, il sotto vetta, il sovrapposto, il radente, il tagliato, il ribaltato, l’ondulato e la spirale. Rispetto questo punto di vista. Ma penso che nella mente del suo ideatore, le cose fossero molto più aperte. Una delle sue espressioni più interessanti, secondo me, è quella che il «lancio nasce dall’acqua».
Pragliola scrive: «[…] il lancio nasce dall’acqua. È lì la sua origine. Di conseguenza non s’inventa nulla e al tempo stesso s’inventa tutto. Perché i lanci da eseguire di volta in volta sono dettati dai moti dell’acqua […]» (p. 125 di Magia sull’acqua. TLT la tecnica italiana di pesca con la mosca, Hoepli, Milano 2008).
Ecco perché è molto importante andare a pescare e non limitarsi a lanciare un ciuffetto sul prato. La pesca ti mette a confronto con situazioni concrete chi stimolano l’immaginazione. Se possiedi il livello teorico per capire come e perché la coda e il finale compiono determinate traiettorie, e il livello tecnico per riprodurle, allora la gamma dei lanci è quasi infinita e il piacere proporzionale. È evidente invece che non hai bisogno della TLT per praticare la ninfa ceca.
I pescatori a mosca dedicano parecchie attenzioni all’attrezzatura e alla costruzione delle mosche artificiali. Di fatto si interessano un po’ meno agli aspetti della tecnica di lancio. Quali sono i motivi?
Non facciamoci illusioni: la pesca è anche business, con un marketing efficace che alimenta e sostiene una piccola economia. Perché no? Sono posti di lavoro, anche se ci si può interrogare sul significato di questo consumismo (e mi includo nell’interrogativo: basta guardare il numero di canne che possiedo!). Per fortuna, una bella attrezzatura non nasconderà mai le eventuali inadeguatezze tecniche del suo proprietario. Come diceva un ex direttore tecnico della SIM Italia, Claudio R. Tosti: «Il lancio non si può comprare».
Nella costruzione delle mosche artificiali si può abbastanza presto esprimere una certa creatività personale, a qualsiasi livello. A partire da quello meno fantasioso, che si accontenta di riprodurre i modelli classici con piccole variazioni (il mio livello), fino a quello più creativo. Ma si ottiene, qualsiasi sia il livello, un risultato immediato: una mosca più o meno elegante, più o meno catturante. Puoi già sognare come la userai. L’apprendimento del lancio è sicuramente più frustrante.
Spesso viene considerato, come dice giustamente il mio amico e istruttore SIM Suisse Marcel Formica, come “un mal nécessaire” – un male necessario. Non so se la parola francese abbia senso in italiano. Significa qualcosa che devi fare senza grande piacere, per necessità, se vuoi raggiungere un altro obiettivo: un passaggio obbligato. Per me lanciare è stato sin dall’inizio un piacere. Il mio obiettivo, come istruttore, è quello di dare vita a quel piacere di lanciare una coda di topo, che fa parte integrante della bellezza della PAM, insieme a tanti altri aspetti.
Nei prossimi anni quali potrebbero essere le evoluzioni del lancio, in particolar modo della TLT?
Ho la fortuna di essere storico di professione, quindi mi accontento di prevedere solo il passato. Scherzi a parte, sono preoccupato per il futuro di questa tecnica. La situazione delle scuole che insegnano l’Italian style in Italia è preoccupante. Alcuni stanno liquidando questo patrimonio storico, altri lo stanno trasformando in un museo. Ci sono ovviamente istruttori di grande valore in giro, ma il passaggio di testimone alle generazioni più giovani non sarà facile.
Storicamente, come ha riconosciuto Pragliola, la rivoluzione della TLT fu anche erede della comparsa di nuovi materiali, come la grafite. Non so se l’industria della pesca produrrà innovazioni tecnologiche comparabili nei prossimi anni o semplicemente dei miglioramenti meno rilevanti. Quindi vedo piuttosto degli sviluppi marginali e non rivoluzioni del lancio paragonabili a quella della TLT negli anni Settanta e Ottanta.
Invece, in termini di analisi tecnica e didattica del lancio, la rivoluzione è arrivata nelle 2010 con le fotocamere digitali e la possibilità data oggi a quasi tutti di vedere il lancio al rallentatore, fotogramma per fotogramma. Grazie a questi mezzi tecnologici, molte idee preconcette, che sono state regolarmente e sconsideratamente ripetute come un gospel, sono state smentite. E questa è una buonissima cosa: la nostra conoscenza del lancio in generale e del lancio TLT in particolare, come la nostra capacità d’insegnarlo e di praticarlo, ne sono arricchite.
A chi volesse avvicinarsi a questa tecnica, quali consigli ti senti di dare?
So che non tutti saranno d’accordo con me, ma credo che questa bellissima tecnica non sia idonea per pescatori PAM principianti. Quindi tenderei a dire che prima d’iniziare con la TLT, sia necessario aver acquisito almeno le basi del lancio classico. Questo è insegnato molto bene da club locali ed istruttori qualificati, che hanno le competenze per formare i principianti al lancio classico tradizionale.
Secondo me, non è possibile imparare la TLT solo guardando video, leggendo libri o imitando un collega «che sa». Molte persone pensano di «lanciare in TLT» come dicono, perché hanno visto una video o hanno seguito un corso o due. Va bene par mostrare due lanci agli amici sul fiume, ma non è ancora il livello per insegnare la tecnica. Per imparare è meglio frequentare un vero corso, non costa tanto. In Svizzera e in Francia, la SIM Suisse è una referenza sicura con istruttori preparati e poliglotti. In Italia, patria storica della TLT, diverse scuole offrono anche dei corsi di qualità: la SLM, la TLT Academy, la SIM Italia, e altre che non conosco. E dopo un corso è fondamentale continuare a praticare, altrimenti l’apprendimento fatto durante il corso scompare molto rapidamente.

Un sentito ringraziamento a Malik per la disponibilità a rilasciare questa intervista.